Con quello che è il primo supermercato orientato verso la protezione del clima della capitale austriaca, la SPAR ha posto nella Engerthstrasse a Vienna una pietra miliare sul cammino della sostenibilità. Incassato in una collina e abbellito da una grande superficie verde sul tetto, al piano terreno, il supermercato, esteso su una superficie di 684 metri quadrati, è un esempio particolarmente rilevante di eccellente protezione del clima, architettura del paesaggio ed efficienza sul piano energetico. Costruito secondo il principio della casa passiva e dotato delle attrezzature più moderne ed efficienti sul piano energetico, dall’illuminazione e dal sistema di automazione per edifici agli impianti tecnici per edifici, il supermercato ha convinto i responsabili della Società Austriaca per l’Economia Immobiliare Sostenibile, ottenendo così il certificato ÖGNI Oro. Questo premio riconosciuto a livello internazionale comprende, oltre ai criteri costruttivi, anche molti altri aspetti della sostenibilità. La Zumtobel, infatti, ha ottenuto un giudizio molto positivo per aver presentato un’illuminazione LED completa con fattori di alta efficienza, ottima qualità della luce ed effetto luminoso gradevole e non dannoso per i prodotti. “L’innovativa illuminazione della Zumtobel avvera per noi tutti quegli aspetti necessari per un’area di vendita piacevole: una luce ottima per i nostri clienti e il massimo risparmio possibile di energia per una protezione del clima e dell’ambiente maggiore”, afferma Gerald Geiger, Direttore del reparto costruzione, energia e tecnica della sede centrale della SPAR a Salisburgo.
Il sistema di file continue Tecton utilizzato per l’illuminazione generale è stato dotato per la prima volta di LED. Per il cliente questo significa più vantaggi in una sola volta: una buona gestione termica degli apparecchi garantisce una lunga durata di vita dei diodi ad emissione luminosa, riducendo drasticamente in tal modo la quantità degli interventi di manutenzione e i relativi costi. L’irradiazione dei LED inoltre, essendo esente da raggi infrarossi e ultravioletti, non danneggia i prodotti alimentari. In linea con i valori di illuminamento verticale e orizzontale e forte di un’ottima qualità della luce il sistema di file continue Tecton LED offre tutti i vantaggi di un’illuminazione di base omogenea ed efficiente. Ma Tecton LED persuade anche dal punto di vista estetico grazie alla sua linea luminosa continua e sottile senza zone oscure di interruzione alle estremità dell’apparecchio.
Per mettere in risalto dal punto di vista estetico scaffali e prodotti sono stati montati sul binario elettrificato multifunzionale Tecton anche dei faretti LED. In tal modo la soluzione illuminotecnica per l’area di vendita presenta un’immagine continua e uniforme. Gli efficientissimi faretti LED sono un sostituto efficiente sul piano energetico delle lampade a scarica ad alta pressione. Il sistema di raffreddamento incorporato nella testata del faretto garantisce inoltre una durata di vita, non richiedente manutenzione, di 50.000 ore ad un flusso luminoso del 70%. Grazie ai faretti orientabili il personale dispone della necessaria flessibilità per illuminare le vetrine sufficientemente, a seconda dei prodotti che si avvicendano stagione per stagione.
Le zone cassa vengono illuminate ulteriormente con apparecchi LED di forma quadrata. Disposti metodicamente al di sopra dei singoli corridoi, consentono un orientamento migliore. Sono stati scelti apparecchi LED persino per i servizi accessori e per l’illuminazione di sicurezza. Il downlight LED Panos Infinity ha un’efficienza maggiore del 70 percento rispetto ai downlight con lampade compatte fluorescenti convenzionali. L’apparecchio di sicurezza LED Resclite permette al cliente di consumare meno energia.
Il concetto di illuminazione per interni del nuovo supermercato orientato verso la protezione del clima a Murau, una cittadina della Stiria, è totalmente identico a quello di Vienna e consiste anch’esso solo di apparecchi LED. “In questo supermercato la Zumtobel è riuscita perfettamente a realizzare una soluzione illuminotecnica complessiva con luce LED di alta qualità. In futuro non sarà più possibile ignorare le soluzioni illuminotecniche basate sui LED, dato che questa tecnologia racchiude un potenziale altissimo e un grado di efficienza oggi non ancora sfruttato al 100 percento” spiega Robert Lesiack, progettista di impianti elettrici e responsabile dell’Ufficio Tecnico Mayr. Il supermercato, che dispone di una superficie di 743 metri quadrati e ha ottenuto anch’esso il certificato ÖGNI Oro, si inserisce armoniosamente nella regione della Valle del Mur grazie alla sua facciata in legno e pietra. Al contrario di Vienna, a Murau è stata illuminata anche la facciata esterna. I moduli di luce LED installati sotto la pensilina pongono il supermercato nella giusta luce, persino al calare della notte.
Informazioni sul progetto: |
Supermercato SPAR a Murau |
Committente: | SPAR |
Architetto: | Veider Röthl Kaltenbrunner, Leoben/A |
Progettazione: |
TB Mayr, Bruck a. d. Mur/A |
Elettromontaggio: | Klampfer, Leonding/A |
Soluzione illuminotecnica: |
Zumtobel » Sistema di file continue LED TECTON, » faretti LED SL 1000, » downlight LED da semi-incasso SL 1000, » apparecchio a plafone LED CAREENA, » downlight LED CRAYON, » illuminazione di emergenza LED RESCLITE, » downlight LED PANOS INFINITY, » apparecchio tubolare TUBILUX LED, » downlight 2LIGHT Mini LED, » apparecchio LED HEDERA |
Anche la soluzione sviluppata dal designer illuminotecnico Gudjon L.Sigurdsson per la gestione della luce sfrutta quanto possibile delle tecnologie innovative al fine di rendere l’edificio il più flessibile e confortevole possibile. Litenet, grazie alla tecnologia integrata per luce d’emergen¬za Onlite, permette di poter reagire, in maniera flessibile e con costi minimi, agli usi mutevoli della superficie. La maggior parte delle lampade è stata fornita con i cosiddetti reattori elettro¬nici Dimming On Demand (DOD). A tale scopo, durante la messa in funzione si può decidere se l’intensità di una lampada deve essere regolabile o meno. Così, nel caso di un gran numero di lampade è possibile risparmiare notevolmente. Dei risparmi nei costi di manutenzione permet¬tono un “Maintenance Cockpit” completamente integrato nella superficie del dispositivo di controllo, con il quale è possibile ottimizzare gli intervalli di manutenzione.
Il dispositivo di controllo per veneziane Luxmate è stato ottimizzato per le speciali condizioni di luce locali con il sole nordico dai raggi piatti durevoli. Gli utenti dell’edificio notano l’avanzato controllo della luce grazie agli schermi tattili presenti in tutte le aule di lettura e di seminario che controllano i moduli locali di automazione. Grazie alla prenotazione centralizzata delle aule di lettura gli insegnanti possono impostare i loro scenari di luce preferiti, risparmiando così del tempo prezioso durante l’ora di lezione.
Per la parte più grande dell’edificio gli architetti e i designer illuminotecnici hanno progettato un sistema a soffitto costituito da lamelle d’alluminio arrotolate e parzialmente perforate che hanno un effetto a livello acustico, che permettono la ventilazione dall’alto del soffitto e che nascondono le installazioni a soffitto. Tutte le lamelle sono orientate verso l’atrio d’entrata centrale e quindi fungono automaticamente anche da sistema di orientamento. Le lampade integrate in queste lamelle dovrebbero rafforzare ulteriormente questo effetto. L’appaltatore ha bandito un concorso tra più produttori di lampade ai fini dello sviluppo di queste, le quali avrebbero dovuto inoltre soddisfare le esigenze in fatto di illuminazione di auditori, aule di seminario, uffici, biblioteche e aree di transito. La scelta è caduta su Zumtobel grazie ad un programma che, nonostante le dimensioni molto ridotte e il pieno adempimento delle impostazioni sulla limitazione dell’abbagliamento, permette sempre un elevato rendimento della lampada e che grazie alla sua semplice modularità può essere facilmente adattato in loco alle relative funzioni d’illuminazione. Il fatto che la “tecnologia” è il tema principale dell’edificio è reso chiaro dalla lampadina T5 e dall’interno della sorgente luminosa in vista. In più è nato un riferimento sugli straordinari fenomeni naturali islandesi. Con la sua limpidezza cristallina la lampada ricorda i tipici e chiari blocchi di ghiaccio sulle spiagge laviche islandesi.
Grazie ai traslucenti riflettori laterali, alle mini-griglie ottimizzate e ad un’ottimale temperatura d’esercizio l’efficienza del corpo illuminante è migliorata del 15% in confronto ai valori che si sarebbero ottenuti con apparecchi a tecnologia standard. La modularità dell’apparecchio permette il libero posizionamento su binari portanti, per l’applicazione a parete (wallwasher) e a soffitto. Poiché questo corpo illuminante sfrutta quanto possibile i vantaggi ancora esistenti della lampada T5 trasformandola al contempo in protagonista, si può dire che questa lampada
speciale sia una lode alle lampadine fluorescenti in tempi in cui l’innovazione sembra solo possibile con il LED.
La progettazione basilare per la Reykjavik University è avvenuta prima della crisi finanziaria mondiale che ha particolarmente colpito l’Islanda. Nonostante la crisi, essa è stata completamente realizzata. Le particolari circostanze della crisi hanno inoltre portato a soluzioni ancora migliori e più forti… un punto di riferimento.
Informazioni sul progetto :
Committente : | EFF, Reykjavik/IS |
Architettura : | Henning Larsen Architects, Kopenhagen/DK ARKIS Architects, Reykjavik/IS |
Progettazione dell’illuminazione : | VERKIS, Reykjavik/IS |
Installazione elettrica : | Rafmiðlun hf, Reykjavik/IS |
Soluzione per l’illuminazione : | Zumtobel Lampada speciale RU-Slimlight / Z-fourtyfive, » lampada da incasso PERLUCE, » lampada a griglia FEW, » faretti VIVO, » sistema di gestione della luce LUXMATE Litenet, » impianto per luce d’emergenza ONLITE |
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
Il design di questo non comune sistema di faretti arriva dallo studio di design viennese EOOS, partner dell’azienda Zumtobel già da molti anni. Prodotti di successo come il faretto LED Tempura, la serie Vivo oppure il primo faretto ecodesign Liviano manifestano quale sia l’obiettivo di design degli avanguardisti della capitale austriaca, che da una parte è molto sobrio, ma dall’altra anche molto pregnante. Con la loro filosofia dell’analisi poetica si prendono tutto il tempo per immergersi nella filosofia aziendale del partner e conoscere lo stile dei loro committenti, aspetti fondamentali per poter trovare un equilibrio perfetto fra quelle che saranno poi le componenti funzionali ed emozionali del prodotto. Soprattutto l’analisi poetica è la ricerca di un’immagine intuitiva, di un rituale o di una storia, la ricerca di un mito.
Intervista con Harald Gründl, mente creativa insieme a Gernot Bohmann e Martin Bergmann dello studio di design EOOS, a proposito del fascino e delle sfide della nuova tecnologia LED.
Il sistema di faretti Discus si confronta con le nuove possibilità di design offerte dalla tecnologia LED. Quali sono state per Voi le sfide nello sviluppo?
Harald Gründl: L’idea di disegnare un faretto completamente piatto l’avevamo già avuta nel briefing per il primo faretto LED (Tempura) quattro anni fa, ma soltanto ora la tecnologia LED è matura a tal punto, e le lampade adesso sono molto più efficienti, da permetterci di realizzare la nostra visione di un faretto dalla semplice forma di disco. Ciò rafforza la nostra convinzione che ci sia stato un cambiamento nella tecnologia, per cui i LED ora sono sulla strada giusta per soddisfare veramente tutte le esigenze in fatto di qualità ed efficienza. Finora la tecnologia LED era integrata in forme convenzionali. Durante il processo di sviluppo ci siamo presto accorti che potevamo fare il contrario, cioè integrare le lampade convenzionali in questa forma a disco.
I “raggi solari” del disco sono una caratteristica molto evidente, vogliono essere un segno inconfondibile?
Harald Gründl: Noi eravamo alla ricerca di un’immagine forte per il Discus e l’abbiamo trovata negli amuleti con l’effigie del sole portati dagli sciamani. Questi dischi raffiguranti il sole sono vecchi migliaia di anni. Per noi questa forma simbolica arcaica, accoppiata con l’alta tecnologia moderna, rispecchia perfettamente la nostra società odierna. Noi uomini siamo determinati da storie, miti e rituali che esistono da millenni. E d’altra parte anche la tecnologia moderna ci determina, una tecnologia che non siamo mai veramente in grado di comprendere appieno. L’unione di questi due diversi aspetti è stato per noi il punto di partenza per la creazione di Discus.
I raggi del disco assolvono tecnicamente un’im¬portante funzione: questo aspetto viene esplicitamente sottolineato dal design?
Harald Gründl: Veramente in Discus la raggiera deriva, da una parte, dalla nostra intenzione di citare la forma simbolica dell’amuleto sciamanico, dall’altra, i raggi non sono altro che le lamelle di raffreddamento che raffreddano il modulo LED che si trova nel centro del faretto. Il faretto è concepito in maniera tale per cui in tutte le posizioni l’aria viene aspirata dal basso e fuoriesce verso il retro del faretto, garantendo così il raffreddamento dei LED. Ciò mostra in maniera ecce¬zionale il nostro principio: le forme simboliche non devono essere una cosa fine a sé stessa, ma devono essere parte integrante di una determinata funzione tecnica. Per noi il design non è mai qualcosa che serve soltanto di ornamento alla funzione. Per noi la forma che alla fine prende corpo, è il prodotto di un’interazione fra forma simbolica e necessità tecnica.
Con la tecnologia LED, i requisiti tecnici delle lampa¬de diventano sempre più importanti anche per il designer: come vi regolate voi a questo proposito? Dovete diventa¬re anche voi degli esperti di illuminotecnica?
Harald Gründl: Sebbene si tratti di un faretto, il problema da superare qui non era di tipo illuminotecnico, ma piuttosto termotecnico. E questo indica il diverso approccio alla tec¬nologia LED per cui è necessario occuparsi più della dissi¬pazione del calore che di aspetti puramente illuminotecnici. Infatti, dal punto di vista illuminotecnico, il modulo LED è già ottimizzato e deve soltanto essere perfettamente raffreddato. In futuro quindi il design non dovrà tanto servirsi di forme per racchiudere le lampade, ma dovrà piuttosto aprire le forme, in modo da soddisfare le esigenze tecniche dei LED. La nostra speranza è che questa forma fortemente archetipica del faretto rimanga e che venga soltanto completata da LED sempre più efficienti.
Il sistema di faretti Discus è specialmente adatto per applicazioni nei settori vendita e presentazione: quali sono i suoi grandi vantaggi?
Harald Gründl: In base alla nostra esperienza come retail desi¬gner, è importante avere un’unica forma che disponga di lam¬pade intercambiabili. Non dovrebbero esserci quindi diverse grandezze, ma semplicemente solo ciò che viene fuori deve variare, cioè l’angolo di irraggiamento oppure la lampada. Questo ha due vantaggi: fra un paio d’anni si spera che ci saranno soltanto più forme a disco. E un ulteriore vantaggio per l’applicazione odierna nel settore retail è che si possono mescolare lampade diverse, senza che sia necessario avere faretti diversi al soffitto.
» Alla famiglia di prodotti DISCUS
La Map of Light di Zumtobel è uno strumento che fa scuola in tema di visualizzazione dei progetti. La ricca galleria fotografica dà un’idea realistica del progetto e fornisce quindi un valido aiuto all’attività dei collaboratori esterni Zumtobel, degli architetti e dei progettisti. Non mancano funzioni aggiuntive come per esempio la „Around me“ con cui trovare progetti direttamente nella propria zona, completi di dettagli e indirizzo. Ogni progetto è corredato di links per accedere ai prodotti utilizzati con proposte di soluzioni. La funzione dei „preferiti“ salva i progetti più interessanti e li ripropone quando si vuole.
Oltre a illustrare progetti, l’applicazione offre anche una panoramica dei prodotti highlight Zumtobel, dagli apparecchi LED ai faretti, dai downlights ai sistemi di gestione e alla luce di sicurezza. Vi sono molti prodotti accompagnati da animazioni e video che spiegano dettagli costruttivi o del design.
L’applicazione è disponibile in cinque lingue: inglese, tedesco, francese, italiano e olandese. Infine contiene anche gli indirizzi di contatto degli interlocutori Zumtobel in tutto il mondo.
» L’applicazione si scarica gratuitamente dallo store Apple: http://itunes.com/apps/mapoflight
Su un’area in precedenza occupata da un impianto militare nell’ansa che forma il Tevere al limite nord del centro storico di Roma, fra le case residenziali e i vecchi capannoni, la costru¬zione color grigio chiaro del MAXXI salta all’occhio già da lontano. Le sue forme slanciate e sovrapposte spezzano il reticolo urbanistico rigorosamente ortogonale e attirano quasi magica¬mente i visitatori.
Come una grande scultura, ricca di sfumature e di giochi di luce e d’ombra, l’edificio in cal¬cestruzzo faccia a vista si staglia sulla piazza antistante. Attraverso intagli e scorci la luce del sole disegna chiari modelli, linee d’ombra vagano sulla superficie della piazza, interno ed esterno sono sottilmente legati l’uno all’altro. I corpi di fabbrica aggettanti sono come pensili¬ne che guidano i visitatori nel foyer, un atrio a tutta altezza attraversato da scale e passerelle che si incrociano, uno spazio piranesiano in calcestruzzo chiaro e acciaio nero. La scultura dinamica delle scale non solo collega i cinque piani espositivi, ma mette anche in scena il flusso del movimento tramite la “piazza verticale”. La luce naturale si espande dal tetto a vetri fino a terra, finemente bilanciata da un’illuminazione al soffitto appositamente sviluppata nella quale è integrato anche un sistema di lampade fluorescenti a luce indiretta, attivabile secondo le esigenze. Questo sistema combinato fornisce un’illuminazione omogenea di base. Parallela¬mente, la luce artificiale viene utilizzata del tutto consapevolmente dagli architetti come mezzo di strutturazione: “Nella hall abbiamo messo in scena la luce. Tutti gli apparecchi sono integrati negli elementi architettonici e accentuano come strutture lineari la dinamica dei percorsi“, spiega l’architetto Gianluca Racana. In un certo senso, anche le scale e le passerelle diventano dei supporti solidali con le pareti oppure si estendono attraverso lo spazio. I loro lati inferiori traslucenti sono dotati di lampade fluorescenti dietro a un foglio di vetro acrilico che ne omo¬geneizza la luce e fanno l’effetto di pannelli luminosi.
Nelle sale espositive continua la grandiosità della hall d’ingresso, le sue linee fluide e la sua dinamica spaziale. Gli spazi si susseguono in maniera tanto inaspettata quanto complessa, con pareti ora curve, ora inclinate, con corridoi, rampe e terrazze. Alcune zone delle gallerie sono “introvertite”, altre si aprono verso l’esterno con superfici di vetro a tutta parete. Le sale si snodano parallele, si incrociano, si intrecciano, formano piani a cascata, si addentrano in diverse direzioni per poi incontrarsi di nuovo. Come visitatore ci si lascia trasportare volentieri da questo continuum spaziale, una rilassata tranquillità pervade l’ampio paesaggio espositivo. Al posto dei classici stanzini, i curatori hanno a disposizione delle superfici utilizzabili in varie maniere, in tutto 10 000 m2 per opere d’arte contemporanea realizzate con i mezzi più disparati. Nella sua complessità, la composizione di Zaha Hadid pone automaticamente un interrogativo all’idea dello spazio espositivo tradizionale e alla neutralità del “white cube”. Nel MAXXI il dialogo dell’arte con l’architettura viene messo in scena ed esperito in maniera nuova, ricca di rapporti e di associazioni trasversali.
Anche il concetto di illuminazione è molto differenziato. Come nel foyer, la luce naturale ha un ruolo fondamentale e determina anche l’atmosfera da atélier delle sale sotto i lucernai. “Volevamo mettere a disposizione quanta più luce naturale possibile, poiché anche la maggior parte delle opere d’arte nasce in condizioni di luce naturale, in modo da permettere una percezione fedele dei colori e delle superfici. Allo stesso tempo era importante per noi creare con le lampade delle condizioni di luce ottimali”, spiega Gianluca Racana. A ciò provvede la complessa struttura dei soffitti-lucernaio. Nelle strette travi del soffitto, travi reticolari in acciaio rivestite con elementi in cemento armato, si trovano integrati tutti gli elementi tecnologici: queste sostengono le griglie esterne, per la schermatura dal sole e per la distribuzione della luce, i due piani in vetro e i rulli per l’oscuramento. Su entrambi i lati delle travi nervate, sotto una lastra di vetro acrilico traslucente, che esplica un’azione diffusiva, sono incorporate per tutta la lunghezza delle lampade fluorescenti, che provvedono ad una illuminazione generale uniforme. Delle lamelle di alluminio servono da alette parasole e sono regolate, a seconda dell’intensità solare e delle condizioni di luce desiderate, da un sistema di gestione luce intelligente Luxmate Litenet, che controlla anche la prestazione degli apparecchi. In questo modo viene garantita a seconda della luce del giorno la migliore combinazione di luce naturale e artificiale. Al sistema di binari integrato nella parte inferiore dei travi è possibile montare altri faretti per l’illuminazione d’accento, ma anche proiettori e paratie.
Anche nello spazio esterno l’organizzazione della luce segue nel dettaglio l’architettura. L’illuminazione atmosferica eleva il MAXXI, da una parte, a nuovo elemento costitutivo della città, dall’altra, la combinazione fra luce naturale e luce artificiale sottolinea l’interazione con il quartiere preesistente.
Informazioni sul progetto: | MAXXI a Roma |
Committente: | Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma/I |
Architettura: | Zaha Hadid Architects, Zaha Hadid und Patrik Schumacher, Londra/GB |
Progettazione illuminotecnica: : | Equation Lighting, Londra/GB |
Progettazione elettrotecnica: | Max Fordham and Partners, OK Design Group, Londra/GB |
Costruzione impianti: | Ciel Spa, Roma/It |
Soluzione per l’illuminazione: | Zumtobel Foyer: » Sistema di fasce luminose TECTON Spazi espositivi: » Sistema di fasce luminose TECTON, » faretti VIVO L, » Downlights PANOS, » sistema di gestione della luce LUXMATE LITENET |
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
A partire dal 2000 in nessun altro Paese si è costruito così tanto come in Cina: spettacolarità come lo stadio olimpico o il nuovo centro televisivo a Pechino, padiglioni fieristici, stadi sportivi, ponti giganti, musei impressionanti, città intere per centinaia di migliaia di persone. La prima esposizione mondiale della Repubblica Popolare Cinese, che ha chiuso i battenti il 31 ottobre, è stata un’expo di eccessi ed ha richiamato un gran numero di visitatori anche grazie alla sua architettura innovativa. Essa dimostra chiaramente che a livello architettonico l’Impero Celeste si reinventa completamente e fa uso di segni caratteristici unici, ma al tempo stesso deve riuscire a non abbandonare la propria identità. Anche degli studi di architetti europei sono molto attivi nel Paese. Come giudicano questa situazione i costruttori cinesi? Cosa unisce e cosa separa Oriente e Occidente? Lightlife ha incontrato due famosi architetti cinesi, per un’emozionante scambio tra tradizione e futuro in Cina.
Qual è secondo Voi la differenza decisiva tra il mon¬do orientale e quello occidentale dell’architettura e del design?
Kai Cui: La tradizione architettonica europea ha creato edifici che comunicano qualcosa di solido, duraturo, simbolico e molto forte. Questo trasmette agli uomini una sensazione di lotta contro le forze della natura, quindi una sorta di “idea di civilizzazione”. Si tratta sempre della guerra contro la natura per delle risorse limitate. Per questo motivo gli edifici più importanti sono quelli pubblici e le chiese; si utilizza molta pietra, nonché colonne e portali molto eleganti. L’architettura asiatica è molto trasparente e leggera; si riflette in maniera intelligente con gli edifici e la natura. Il materiale predominate è il legno, tutto è funzionale. Si tratta di concetti completa¬mente diversi. Attualmente riconosco uno spostamento verso l’architettura europea. I clienti, i costruttori e addirittura le autorità governative desiderano un’architettura ispirata da tradizioni europee. Vogliono degli edifici molto solidi, molto eleganti ed enormi che fanno uso di una grande quantità di pietra; vogliono utilizzare l’architettura per comunicare idee di potere, influenza e ricchezza. Penso che a livello concet¬tuale avvenga uno scambio interessante.
Sherman Lin: Tutto lo sfondo culturale, è completamente diverso, e ciò si esprime anche nell’architettura. Secondo la mia espe¬rienza, al momento i designer cinesi stanno imparando molto dagli europei. Apprendono dagli architetti europei perché il loro pensiero è, come posso dire, più moderno. Il design cinese è più tradizionale. Oggi, molti investitori sono stimolati da questo approccio del tutto nuovo; desiderano semplice¬mente distinguersi.
Vi attendete spostamenti per quanto riguarda l’approccio organizzativo?
Kai Cui: Nell’ultimo secolo gli architetti europei hanno imparato molto dagli asiatici: hanno riconosciuto che lo spazio che comunica con l’ambiente naturale è la cosa più interessante. Inoltre, penso che nella filosofia stiamo assistendo ad uno spostamento dalle idee europee a quelle asiatiche. Credo che con la globalizzazione, che investe sempre di più tutto il mondo, la comunicazione venga estremamente facilitata, cosicché adesso la Cina sta diventando un grande palcosce¬nico per gli architetti del globo.
Sherman Lin: Sono convinto che in futuro le singole culture po¬tranno nuovamente concentrarsi con più forza sui loro valori. In questa era multiculturale la Cina dovrebbe conservare la sua cultura e tradizione tipica. Eppure i designer cinesi dovrebbero acquisire dal design europeo qualcosa in fatto di tecnologia, nonché alcuni elementi culturali.
Oggi in Cina gli aspetti come la sostenibilità, la sal¬vaguardia delle risorse e gli edifici ad efficienza energeti¬ca sono già un tema?
Kai Cui: Il tema dell’ambiente unisce tutti gli uomini, e qui dob¬biamo cercare insieme delle soluzioni. In questo caso non si tratta di forme o stili, bensì di civilizzazione umana. È qualco¬sa che ci unisce tutti quanti. In effetti, negli ultimi dieci anni, a supporto della richiesta di risparmio energetico il governo cinese ha emesso un nuovo codice per l’edilizia, il quale è parte del processo di autorizzazione.
Sherman Lin: Con l’Expo di Shangai la Cina ha mostrato quanto è importante per noi il tema della sostenibilità. Proprio nella collaborazione con architetti europei assisto continuamente come durante il processo di pianificazione sia già naturale la ricerca della soluzione più ecocompatibile. In Cina esiste un numero incredibilmente alto di abitanti che devono dividersi uno spazio limitato. Questa è la vera sfida: dobbiamo impara¬re a gestire efficacemente le superfici a disposizione e a non sprecare alcun spazio.
Pensate che gli architetti europei possano imparare da quelli cinesi?
Kai Cui: Per ora sono piuttosto gli architetti cinesi che dovreb¬bero imparare da quelli europei. Se do uno sguardo all’ar¬chitettura contemporanea vedo architetti cinesi che lavorano molto sodo su un gran numero di progetti, che progettano molte cose in breve tempo e a prezzi molto ridotti; non penso che gli architetti europei debbano apprendere da ciò. Penso che la cosa migliore sia una collaborazione aperta con la quale, attraverso i progetti in Cina, gli architetti europei pos¬sano apprendere di più sulla cultura cinese e quindi svilup¬pare anche una migliore sensibilità verso la nostra mentalità. Vantiamo anche alcuni buoni metodi per trattare con i mate¬riali locali e su come si realizzano le cose sul cantiere.
Sherman Lin: La società è piuttosto differente. I cinesi dipendono di più da valori tradizionali come per esempio la famiglia. Questo e anche gli aspetti locali devono rispecchiarsi negli elementi di design. In ciò si distinguono un poco dagli europei. Perciò spero che la nostra mentalità e il life-style europeo giungano ad una simbiosi che crei nuovi ed emozionanti progetti.
Vedete la globalizzazione più come un pericolo o come una possibilità? Credete che porti alla perdita dell’identità culturale o piuttosto ad un arricchimento?
Kai Cui: Nell’ultimo secolo c’è stata una modernizzazione nell’architettura; per di più, lo stile internazionale europeo è diventato un problema. Quando viene eretto l’edificio più alto, deve essere così e poi così: assolutamente tipico, ovunque scatole, lo “stile della scatola di fiammiferi”. Molte persone si lamentano di questa situazione e vogliono cambiarla. Da moltissimi anni tra gli architetti cinesi è presente la discussione su come possiamo conservare la nostra identità, la nostra cultura, la nostra tradizione.
Sherman Lin: Penso che la globalizzazione sia sostanzialmente qualcosa di buono. Ma penso anche che le diverse culture debbano preservare le loro identità. Mi chiedo cosa avverrà con la Cina. In Cina sono visibili molti stili europei e secondo la mia opinione vi sono troppe influenze americane. Dobbiamo trovare la nostra propria strada. Perché proprio la diversità rende il mondo ancora magnifico ed emozionante.
Potreste farmi un esempio di dove è visibile questo sviluppo in Cina?
Kai Cui: Il nuovo terminal 3 di Norman Foster dell’aeroporto di Pechino è per me un progetto che rispecchia molto bene questo sviluppo. Esso riflette la cultura cinese, il tetto e il soffitto sono molto belli. Mi piacciono i colori e l’illuminazione naturale. È sorprendente il fatto che quando osservate questo edificio pensate subito “Questa è la Cina”.
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel, B3, B4: Newsdays
Con una superficie utile di oltre 29.000 m² e una superficie lorda di quasi 60.000 m² la nuova costruzione della clinica Offenbach offre posto per sei centri di competenza, le aree di cura, cura intensiva, operatoria, ricerca, trattamento e un centro tecnico operativo. La costruzione di sette piani è stata disegnata da woernerundpartner. Petra Wörner, architetto e amministratrice dello studio di progettazione francofortese descrive l’architettura a pettine dell’edificio, come “disciplinata, senza pathos, ma anche non priva di poesia”.
Teoricamente sarebbe possibile ampliare la costruzione in pianta, per adattarla a eventuali cambiamenti nei processi di lavoro, semplicemente aggiungendo un “dente” del pettine a sinistra o a destra della base della costruzione, con il vantaggio di mantenere sempre percorsi brevi per pazienti, collaboratori e visitatori. Nella zona aperta al pubblico si trovano l’ampia hall di entrata, un bar su due livelli, il centro commerciale, una cappella e uno spazio di preghiera musulmano. Alla base dell’edificio si trovano le sale operatorie e la diagnostica. Sopra a questo si trovano posati a pettine le stazioni di cura con 724 letti e i relativi servizi.
Nella progettazione delle aree pubbliche gli architetti hanno scelto colori caldi e molta luce come elementi fondamentali. Già la facciata, che risplende con decise tonalità di rosso, comu¬nica un piacevole senso di vivacità. Inoltre, essendo in gran parte trasparente, da un senso di leggerezza, luce e colore. Nella hall di entrata a due piani, che ogni visitatore percorre attra¬verso l’ingresso principale, l’orientamento è favorito da un sistema di illuminazione armonico, composto dai Downlights Panos e da realizzazioni speciali della lampada da incasso Slotlight. Il rosso caldo del pavimento si propaga agli elementi bianchi delle pareti e del soffitto e contri¬buisce a creare un’atmosfera mite e piacevole. Uno speciale sistema di indicazione, composto da un’associazione di colori e di motivi, aiuta i pazienti e i visitatori in tutte le aree pubbliche del complesso a trovare velocemente il reparto o la stazione desiderati.
Le camere dei pazienti nelle 13 stazioni di cura sono luminose, piacevolmente arredate con mobili a incasso di falegnameria, nei quali si trova integrata anche l’unità di alimentazione me¬dicale Conboard. Le calde e accoglienti tonalità sabbia e terra, che si trovano nei colori e nei materiali delle camere di cura per i pazienti seniores, si dissolvono nella stazione dei bambini per far posto a colori più decisi, che in ciascuna stanza si riflettono sui letti dei bambini.
Apparecchi da incasso Slotlight provvedono a un’illuminazione chiara e piacevole dei corridoi: quattro lampade formanti un quadrato sottolineano i punti di incrocio. Nelle trombe delle scale gli apparecchi Linaria seguono l’andamento delle scale e fanno da interessante pendant con il parapetto. L’orientamento e le indicazioni nel grosso complesso sono garantiti anche dalle molteplici relazioni visive fra le diverse parti dell’edificio e le corti interne, contraddistinte da diverse forme e colori nelle tonalità del rosso, giallo e verde, che a seconda dei momenti del giorno e dell’anno danno luogo a effetti cromatici sempre nuovi e permettono di intrattenersi piacevolmente all’aria aperta. L’architettura della nuova costruzione permette inoltre, tramite la facciata appositamente aperta in molti punti, la vista sul quartiere circostante, che entra così visivamente a far parte dell’impianto.
Informazioni sul progetto: | |
Committente: | Città di Offenbach/D |
Architettura/Progettista illuminotecnico: | Brendel Ingenieure, Francoforte/D |
Progettista illuminotecnico/Progettista elettrotecnico: | Brendl Ingenieure, Frankfurt/D |
Installazione elettrica: | Bauer Elektroanlagen GmbH, Halle/D |
Soluzione per l’illuminazione: |
Zumtobel » Downlights PANOS, » apparecchi da incasso SLOTLIGHT, » file continue LINARIA, » faretti ARCOS, » apparecchi per ambienti sterili CLEAN SUPREME, » unità di alimentazione medica CONBOARD, » plafoniere PURELINE |
Per la prima volta questa famiglia di Downlight LED è proposta con una temperatura di colore variabile. Panos Infinity Tunable White è in grado di riprodurre l’andamento della luce naturale grazie ad un esclusivo dinamismo della temperatura di colore. A seconda delle esigenze o delle architetture l’utente può modificare a piacere la tonalità senza bisogno di sostituire lampade o apparecchi. La perfetta regolazione, da 2.700 a 6.500 Kelvin, non solo migliora la qualità percettiva ma crea anche colpi d’occhio, esalta i colori, favorisce il bioritmo umano. Panos Infinity Tunable White vanta un’alta qualità di resa cromatica (Ra 90) che non altera i colori. Per impostare le diverse tonalità di bianco si utilizza l’elemento di comando CIRCLE tune oppure il pannello Emotion Touch.
Il design di Christopher Redfern mette in risalto le possibilità date al linguaggio formale dalla tecnologia LED. La camera luminosa e il riflettore si uniscono con armonia lasciando invisibile la sorgente. L’apparecchio si inserisce in modo sobrio nelle architetture con il suo anello significativamente ridotto. La nuova variante senza cornice può essere considerata un vero highlight architettonico. Del suo progetto il designer dice: „Con questo downlight desidero creare una luce molto vicina a quella naturale. Una luce di tonalità piacevole, con la possibilità di adattarla alle proprie preferenze.“
La straordinaria efficienza, ineguagliabile su tutto il mercato, nasce dalla perfetta unione di tecnologie d’avanguardia, di materiali pregiati e di know-how illuminotecnico: il risultato si chiama Infinity Optical System (IOS). Per garantire la durata e il miglior funzionamento dei LED, Zumtobel ha studiato in particolar modo il sistema di dissipazione, riuscendo a sviluppare un meccanismo (di cui è stato richiesto il brevetto) che raffredda il modulo LED passivamente e che di conseguenza migliora in modo sostanziale le caratteristiche d’impiego del downlight.
Panos Infinity è dimmerabile DALI come standard e permette quindi interessanti possibilità di ulteriore risparmio energetico. Sono previsti due diversi diametri, 150 e 20, per l’incasso low con soli 100mm di profondità oppure high con 140 mm di profondità. La scelta di quattro riflettori e della versione senza cornice consente di trovare soluzioni ideali nelle applicazioni più svariate.
La costruzione modulare dei downlights Panos Infinity evidenzia il design d’avanguardia. La camera luminosa LED e il sistema di dissipazione passiva formano un insieme unico che si stacca dall’alimentatore e dal riflettore senza bisogno di utensili. Pertanto diventa facile anche sostituire un modulo LED completo.
I downlights Panos Infinity sono coperti da una garanzia di cinque anni che include alimentatori e LED. Inoltre l’intera gamma di prodotti è certificata con Eco+, il rigoroso marchio di Zumtobel riservato ai prodotti particolarmente attenti alle risorse.
» Alla famiglia di prodotti PANOS INFINITY
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
A dispetto della geometria rigorosa, Ondaria si presenta senza alcuno spigolo. „La superficie luminosa, in posizione arretrata e concava, produce un particolare effetto di plasticità e profondità”: così descrive l’apparecchio di Zumtobel il suo designer, Stefan Ambrozus.
La piacevole illuminazione generale che caratterizza Ondaria proviene dalla componente diretta: una luce omogenea e morbida diffusa da un rifrattore opale per un’atmosfera avvolgente. Se viene incassato, una piccola componente indiretta dà luminosità al soffitto riducendo otticamente lo spessore dell’apparecchio. Le linee arrotondate di Ondaria armonizzano con gli ambienti più svariati, non solo quelli rappresentativi ma anche gli uffici. Infatti il programma prevede un’ottica LRO che riduce le luminanze (disponibile con la misura media) limitando l’abbagliamento in modo da risultare compatibile anche con i posti di lavoro al computer. Un ulteriore pregio di Ondaria: si comanda e regola comodamente con il noto sistema dim2save o LDE.
Ondaria è al passo con i tempi: oltre alle sorgenti tradizionali offre una versione LED con luce bianca di tonalità stabile. L’efficiente tecnologia riduce la potenza impegnata del 58% e convince per la sua piacevole tonalità neutra (4.000 K) con un’eccellente resa cromatica pari a Ra > 80. L’aspetto dell’apparecchio LED non diverge da quello delle versioni con lampade fluorescenti. Dato il lungo ciclo di vita (50.000 ore) e la stabilità della temperatura di colore, Ondaria LED può essere considerato un apparecchio che non richiede alcuna manutenzione.
Ondaria si installa ad incasso, come plafoniera o anche in sospensione. La lastra opale si inserisce dal basso senza bisogno di utensili. La sospensione a fune è prevista in lunghezza da due o quattro metri. Per l’incasso è disponibile come accessorio un telaio per ogni diametro, oltre a un set di montaggio aggiuntivo che facilita il lavoro d’installazione.
» Alla famiglia di prodotti ONDARIA
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
Nel light center di Shanghai iniziano a lavorare per ora 14 collaboratori Zumtobel che seguono il mercato cinese. Nei prossimi anni, infatti, Zumtobel punta in particolare sulla crescita dei mercati fuori dall’Europa. Con le sue soluzioni illuminotecniche e prodotti d’alta qualità, Zumtobel è già entrata in progetti di fama come la Beijing Fine Art Academy, il complesso Huawei Building a Shanghai oppure il Zhejiang Art Museum ad Hangzhou. Il nuovo light center servirà a consolidare la presenza dell’azienda austriaca in questa importante regione in crescita.
Martin Böwe, director emerging markets: „La rapida crescita economica della Cina è di enorme importanza per Zumtobel. Il light center appena inaugurato a Shanghai ci consente di presentare in modo ancor più incisivo le soluzioni innovative e l’alta qualità dei prodotti. La nostra presenza serve anche a evidenziare che consideriamo strategico il mercato asiatico. Nel corso dei prossimi anni intendiamo imporci in quest’area come produttori leader di soluzioni illuminotecniche di pregio.“
Prima fra le industrie illuminotecniche, Zumtobel ha iniziato già negli Anni ’80 a presentare le sue soluzioni in cubi che riproducono con particolare efficacia gli effetti della luce. Il primo light forum costruito con questa concezione è stato quello di Vienna nel 1996, momento che ha segnato il passaggio dell’azienda da produttrice di apparecchi a specialista di soluzioni professionali complete. La volontà di trasmettere la sua passione per la luce ha permesso di ideare scenari che riescono a riprodurre tutta la forza espressiva di questo elemento. In questa filosofia rientra la collaborazione con architetti rinomati per creare luoghi in sintonia con il gusto locale ma anche con la visione dell’azienda. Per esempio il light forum di Vienna è firmato da Hans Hollein, il light center di Berlin è stato affidato agli architetti Sauerbruch-Hutton, mentre il progetto di Lemgo è degli architetti Bolles + Wilson.
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
In seguito ai radicali interventi di ristrutturazione, oggi questi grandi magazzini di 14.000 m² si presentano in luce completamente nuova. Non è stato sostituito solo l’impianto illuminotecnico ma anche quello di condizionamento, ci sono nuovi scaffali, più bassi e meglio strutturati, banconi di prodotti freschi più comodi per i clienti. „Abbiamo lavorato a lungo sulla concezione così come la si vede oggi“, spiega Markus Wahlen del reparto edile di Globus, e precisa: „Quello che ci ha convinto è stata la scelta vincente di combinare file continue per una luce generale omogenea e brillante con faretti per gli accenti. Grazie alla collaborazione con Zumtobel, che ormai prosegue da quattro anni, siamo riusciti a concretizzare le nostre idee con l’alta qualità di sempre.“ Le file continue Tecton montate nelle corsie sono provviste di apparecchi e di ottiche che illuminano ogni reparto con omogeneità e senza abbagliare. Il versatile binario portante è un profilo elettrificato a 11 poli: vi si possono montare nella posizione preferita le componenti, lampade ed ottiche più svariate.
Gli apparecchi lineari Zumtobel, funzionanti con un’unica lampada da 49 W, assorbono soltanto 12 W per metro quadrato. Gli scaffali sono illuminati con grande uniformità e con forti illuminamenti verticali, tali da garantire un livello a norma anche sul ripiano più basso nonostante siano montati a oltre tre metri di altezza. L’odierno impianto risparmia il 30% di energia rispetto al precedente.
Quando si entra in un negozio o in un supermercato la prima impressione è quella che conta. Per questo i responsabili di Globus hanno scelto di illuminare l’accesso al reparto alimentari con la cosiddetta ottica Poollight in plastica opale, caratterizzata da linee arrotondate con luminanze particolarmente omogenee ed estese. La luce che ne deriva aiuta i clienti ad orientarsi accompagnandoli verso l’interno. Le plafoniere lungo le corsie sono integrate da vari sistemi di faretti. Questi ultimi servono a mettere in risalto singoli prodotti ed anche a perfezionare la prestigiosa immagine del marchio. Nel reparto frutta e verdura sono installati faretti Proton con lampade HIT da 70 W, chiamate anche shoplight proprio perché la loro eccellente resa cromatica delle tonalità rosse le rende ideali per illuminare prodotti. La luce fortemente direzionata si concentra sui banchi esaltandoli. Inoltre le testate dei faretti si regolano con flessibilità in modo da seguire ogni cambio di allestimento.
Sopra i nuovi banchi dei formaggi, dei salumi e del pesce sono montati downlights da incasso orientabili, provvisti di riflettori speciali e appositi filtri per illuminare i prodotti restituendone la freschezza e i colori naturali ma senza deteriorarli con raggi infrarossi e ultravioletti. Gli imminenti progetti di ristrutturazione di altri grandi magazzini Globus, oltre a quelli già realizzati con apparecchi Zumtobel, rispecchiano la totale soddisfazione del cliente e confermano la validità delle soluzioni adottate.
Committente: | Globus SB-Warenhaus Holding GmbH & Co. KG, St.Wendel/D |
Progetto illuminotecnico: | Globus Bauabteilung, St. Wendel/D |
Installazioni elettriche: | Wahlen & Schabbach, Weiskirchen/D |
Soluzione illuminotecnica: |
Zumtobel » file continue TECTON, » apparecchi stagni SCUBA, » downlights PANOS |
È stata la direttrice del museo, la professoressa Sabine Schulze, ad avere l’idea di adottare il Supersystem LED di Zumtobel per mettere nella giusta luce le opere d’arte esposte. La signora Schulze lo aveva visto nel museo Städel di Francoforte, dove è stato installato per la prima volta, convincendosi di quanto fosse adatto questo sobrio sistema formato da un sottile profilo di alluminio. Supersystem LED è un sistema multifunzionale che riduce al minimo il consumo di energia. I diodi luminosi suddivisi in gruppi da tre sul lato inferiore degli apparecchi a sospensione assorbono soltanto 2,5 Watt. Direzionati verso il basso diffondono una piacevole luce generale sia nelle zone espositive che in quelle di sosta. Per illuminare le opere d’arte con efficacia, e da varie direzioni, questi faretti vengono estratti singolarmente e puntati con precisione. Inoltre la luce non contiene radiazioni ultraviolette né infrarossi: di conseguenza non procura alcun degrado ai delicati dipinti e sculture. La luce indiretta proviene da lampade fluorescenti regolabili di livello. Nelle bacheche espositive si è scelto di adattare Supersystem integrandolo con grande accortezza nella costruzione del telaio.
Sono già programmate diverse scene di luce che si attivano con un quadro comandi regolando la perfetta sintonia fra opere esposte, decorazioni e illuminazione. Il visitatore ne ricava sempre un quadro di grande armonia.
Informazioni sul progetto: | Museum für Kunst und Gewerbe, Amburgo/D |
Committente: | Comune di Amburgo |
Masterplan architettura: | MRG Architekten, Amburgo/D |
Architettura della ristrutturazione: | MRJ Architekten, Hamburg/D |
Masterplan progetto illuminotecnico: | Peter Anders Lichtplanung, Hamburg/D |
Soluzione illuminotecnica: |
Zumtobel apparecchi speciali per corridoi e zone di passaggio, » SUPERSYSTEM in sospensione con 3 superspot LED da 2,5 Watt e illuminazione indiretta regolabile |
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
Da più di dieci anni il gruppo Zumtobel si occupa intensamente di tecnologia LED, e da qualche anno a questa parte ha avviato attività di ricerca anche sugli OLED. La tecnologia dei diodi luminosi organici (OLED) rappresenta la prima autentica sorgente estensiva della storia. Infatti un diodo organico (OLED) è composto da sottilissime stratificazioni organiche (ca. 100 - 200 nanometri) inserite fra due elettrodi (anodo e catodo). Fissata sopra un substrato di vetro, questa sorgente estensiva ha uno spessore totale inferiore a due millimetri. Inserendo la corrente, all’interno della stratificazione si viene a formare luce che fuoriesce da uno degli elettrodi. A differenza delle sorgenti convenzionali, i moduli luminosi OLED diffondono una luce estesa con un’alta qualità di colore estremamente gradevole all’occhio umano. E con un ulteriore pregio: la luce degli OLED non abbaglia. È pertanto evidente che gli OLED sono destinati a diventare le sorgenti più valide del futuro. Oggi vengono prodotti in serie i primi moduli OLED con cui Zumtobel è in grado di elaborare una concezione di design. Nel Future Cube presentato alla Light+Building si vedranno tre studi su apparecchi OLED che coprono tutte le diverse possibilità di sviluppo. Non vi sono soltanto progetti realistici, a cura dello studio di design Continuum, ma anche visioni futuristiche ad opera dello studio Sanaa e degli architetti Behnisch.
Continuum con elaborazioni realistiche
Collaborando con Zumtobel, lo studio milanese di design Continuum ha ideato un programma completo di apparecchi su base OLED e LED per illuminazione d’alto livello degli uffici. La concezione illustra le odierne possibilità della tecnologia OLED in fatto di design e performance. Oggi il flusso luminoso degli OLED (ca. 20lm/W a 1500cd/m²) è ancora insufficiente per illuminare da solo un posto di lavoro. Per tale ragione il progetto prevede un ibrido con unità LED, senza peraltro alterare il design.
Klaus Vamberszky, vicepresidente esecutivo (EVP) delle tecnologie del gruppo Zumtobel, spiega la concezione come segue: “Il progetto sviluppato con lo studio Continuum illustra le odierne possibilità della tecnologia OLED. Attualmente gli OLED producono un flusso di 20lm/W: troppo poco per bastare ai posti di lavoro. Per questo motivo alla Light+Building 2010 Zumtobel è la prima azienda illuminotecnica in assoluto che presenta un programma di apparecchi ibridi LED/OLED. I LED servono a dare un illuminamento efficiente sul piano utile, mentre gli OLED emettono piacevoli luminanze nel campo visivo. pertanto questi nuovi apparecchi ibridi LED/OLED di Zumtobel uniscono i pregi migliori di due tecnologie diverse. Inoltre la costruzione estremamente piatta (< 3mm) e la totale omogeneità di luce degli OLED aprono già oggi moltissime possibilità applicative.“
Il programma comprende:
Sanaa mostra le visioni del futuro
In un apposito video, lo studio Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / Sanaa presenta un’interpretazione visionaria della tecnologia OLED. Gli architetti giapponesi, recenti premio Pritzker, sfruttano l’estensione e la leggerezza di questa sorgente applicandole in modo inusuale. I loro schizzi di design propongono idee di apparecchi a sospensione e da tavolo, oppure tende luminose e „Light Clouds“ per le diverse zone degli uffici come posti di lavoro, sale di riunione o ingressi.
Immagini: Pubblicazione gratuita citando: 1 Zumtobel; 2,3 Continuum; 4,5 Sanaa architects
I tre designer dello studio austriaco EOOS che l’ha firmato sono partiti dall’idea che con la tecnologia LED si potevano minimizzare le forme. Così commenta Harald Gründl dello studio EOOS: „Discus è il simoblo archetipico del sole abbinato alla tecnologia della luce più moderna, quella dei LED.“
Il faretto in versione LED ha uno spessore di soli 28 mm. Altrettanto compatto e minimalista è il trackbox che alloggia l’adattatore, anch’esso di nuova concezione. Per la linea di questo faretto Zumtobel ha ricevuto l’iF Award 2010 che premia i prodotti di design eccellente.
Completano la gamma modelli per le compatte lampade ad alta pressione, da 20 a 70 W, costruiti con le stesse dimensioni e con lo stesso linguaggio formale oltre che con la consueta tecnologia di riflettori Zumtobel. I faretti Discus sono previsti per montaggio su binari elettrificati oppure ad incasso. Pertanto consentono di realizzare soluzioni complete con le sorgenti più moderne per un’efficiente illuminazione dei negozi. Si possono ruotare di 360° e orientare di +/- 90°, sono realizzati in pressofusione di alluminio e disponibili in colore nero, argento o bianco.
» Alla famiglia di prodotti DISCUS
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
Il fatto è che con il LED la tecnica digitale è stata introdotta anche nell’industria illuminotecnica. E come nella tecnica informatica, adesso i progressi sono giganti. Così, la Light+Building 2010 presenta soluzioni LED che in fatto di efficienza sono di gran lunga superiori alla tecnica convenzionale.
Stefan Behnisch, che con le sue progettazioni futuristiche è stato il primo architetto a realizzare edifici dotati al 100% di illuminazione LED, è convinto che la nuova tecnologia poteva essere molto più affermata già da un bel pezzo. “Più coraggio verso le nuove idee”, ecco il suo motto. Andreas Schulz, CEO LichtKunstLicht AG, Bonn/Berlin vede l’euforia da LED un po’ più contenuta. “Dall’industria necessitiamo dati confrontabili e sicurezza di pianificazione”, queste sono le sue richieste principali. LIGHTLIFE ha incontrato questi due spiriti liberi per conversare sulle possibilità e i limiti della nuova tecnologia.
Per Lei il LED è la rivoluzione di cui tutti parlano?
Stefan Behnisch: Sì, penso che il LED segni una nuova era dell’illuminazione e che meriti più attenzione. Mi sono sempre sorpreso del riserbo dell’industria nei confronti del LED. Ma per diversi motivi penso che la tecnica LED sia una tecnologia del futuro. Probabilmente non l’unica, ma non ci sono mai state verità semplici e mai solo una tecnologia. La storia della tecnologia mostra che non esiste nessuna verità tecnica univoca. Ci sono state la lampadina a incandescenza e la lampadina a risparmio energetico, ci sono stati i tubi fluorescenti e prima di questi i tubi a neon.
Andreas Schulz: Per me lo sviluppo del LED è una vera rivoluzione. Tuttavia, in fatto di organizzazione della nostra vita si trova ancora agli inizi. Ma è effettivamente rivoluzionario, perché rende possibili molte cose che noi progettisti illuminotecnici abbiamo sempre desiderato, ma che con le lampade tradizionali erano difficili da ottenere.
Per Lei quali sono le proprietà più importanti, i vantaggi più significativi del LED per come oggi questi è disponibile?
Andreas Schulz: Il LED presenta già una buona qualità e solo rispetto alle altre fonti luminose è sempre ancora molto caro. In ogni caso, i vantaggi sono la regolabilità, la modifica della temperatura cromatica e naturalmente le ridotte dimensioni grazie alle quali possiamo permetterci nuovi design illuminotecnici.
Stefan Behnisch: Il vantaggio più importante del LED è la durevolezza. A ciò si aggiungono meno rifiuti tossici e una manutenzione più ridotta. Il grande merito dello sviluppo del LED è che abbiamo bisogno di meno materiale, di meno sostanze plastiche, di meno cromo e di meno rame. E il LED ha il vantaggio di poter essere molto piatto, quindi non necessariamente richiede un riflettore.
Riguardo alla tecnica LED quanto è lontano il Suo cliente, il committente, l’investitore? È già informato, intravede i vantaggi o gli sembra ancora un esperimento?
Stefan Behnisch: Naturalmente non si tratta più di un esperimento. Secondo me la non sufficiente diffusione di questo argomento è una dimenticanza dell’industria illuminotecnica. Ma Lei ha nominato una parola chiave: l’investitore. Purtroppo è un problema: l’investitore ha sinceramente poco interesse negli iniziali costi supplementari, poiché non è responsabile della manutenzione dell’edificio. Convincere l’utilizzatore autonomo non è assolutamente alcun problema: le persone che costruiscono per se stesse intravedono immediatamente i vantaggi. Comunque abbiamo fatto questa esperienza con i due progetti nei quali abbiamo impiegato solo LED.
Andreas Schulz: Il cliente è già informato, ma solo molto superficialmente. E in parte siamo spinti a impiegare LED in progetti senza che ne sia stata chiarita la base tecnica. Il mondo dei media ci ha imposto di agire e anche l’industria gioca un considerevole ruolo.
Grazie alle condizioni tecniche del LED Lei è maggiormente impegnato come designer illuminotecnico?
Andreas Schulz: Noi ci vediamo piuttosto come sviluppatori o costruttori di lampade. Quando sviluppiamo un soffitto illuminato a LED, con il quale vogliamo creare una luce museale, siamo in un certo senso anche designer illuminotecnici, ma è effettivamente un’applicazione tecnica. Potenzialmente possiamo lavorare anche in maniera creativa, e ci sono anche progetti molto grandi dove mostriamo lampade modellate. Ma in prima linea si tratta di offrire soluzioni che forse non sono disponibili a livello industriale, ma che tuttavia sono necessarie per i nostri usi. Soprattutto in musei e in progetti industriali molto grandi sono spesso richiesti impieghi speciali. Grazie al nostro know-how tecnico e ai contatti con l’industria si ottiene qui un’applicazione che non è ancora disponibile sul mercato ma che è già avanzata.
Stefan Behnisch: Non sono un designer, sono un architetto. Non penso di saper “far design” particolarmente bene, ma uno dei motivi per i quali il LED mi stimola in questo modo è che esso apporta presupposti tecnici molto semplici, cosicché io posso sviluppare un design relativamente funzionale. Da qui traggo la mia motivazione creativa. Il LED è un argomento nuovo e agli occhi miei esistono due strade per il design illuminotecnico: con il corpo della lampada c’è l’oggetto, la scultura; poi c’è questo “nulla” illuminante. È un approccio che trovo molto eccitante.
Quale aiuto si aspetta dall’industria?
Andreas Schulz: Noi attendiamo molto urgentemente una certa modularizzazione e anche standardizzazione di questa fonte luminosa. Per ogni indicazione tecnica che riceviamo da un produttore non sappiamo se questa è confrontabile con altre. Per quanto riguarda il livello di efficacia, la durata, il comportamento termico, ecc. abbiamo bisogno di dati affidabili che aiutino noi progettisti ad eseguire delle valutazioni oggettive. Poiché i nostri progetti sono di durata molto lunga, per noi la sicurezza di progettazione è estremamente importante. Se anni fa ci fossimo occupati dei LED che oggi conosciamo, avremmo potuto guardare lontano nel futuro… tali progressi non erano considerati allora.
Stefan Behnisch: Il rapido sviluppo, bisogna dirlo, contiene una sfida speciale. Stiamo parlando di una lampadina il cui grande vantaggio è la durevolezza. Ma al tempo stesso assistiamo al rapido sviluppo che questa lampadina sta compiendo, qualcosa come il computer negli anni Novanta: metà prezzo per anno e doppio rendimento; naturalmente ciò contraddice un poco il vantaggio della durevolezza. Un altro punto sono i produttori di lampade, che adesso dovrebbero sfruttare veramente le condizioni tecniche anche per un nuovo e rivoluzionario design illuminotecnico. Qui tutti devono cambiare mentalità al fine di dedicarsi completamente a nuovi argomenti, anche se nessuno abbandona ciò che è già collaudato. Questo è proprio un rischio.
Cosa rende il LED così popolare?
Stefan Behnisch: Durante i dibattiti appuriamo frequentemente che la lampada LED non ha solamente vantaggi tecnici: al momento presenta anche un grande vantaggio d’immagine riguardo ad elevata forza innovatrice, tecnologia ecologica, ecc. Anche il dibattito sul divieto della lampadina a incandescenza ha contribuito a influire positivamente sull’immagine del LED. Ed esso è effettivamente il giusto passo verso la riduzione di materiale e di volumi edili.
Andreas Schulz: Sì, ciò ha molto a che fare con l’immagine. Attualmente stiamo elaborando un progetto per un grande gruppo siderurgico. Nei locali dei consigli amministrativi nella sede centrale impieghiamo grandi soluzioni LED per le sale delle conferenze. È vero che sono care, ma è sicuramente in questo modo che l’azienda dimostra il suo progressismo, e naturalmente anche attraverso il potenziale di risparmio energetico vive il concetto di sostenibilità. E a quanto pare il LED vi si adatta molto bene.
Lei come vede i vantaggi dell’OLED e come vede il suo sviluppo?
Andreas Schulz: L’OLED è una fonte luminosa LED in grado di creare una luce diffusa e piatta, cosa di cui non è capace la singola fonte luminosa LED. Se penso che in futuro avremo fonti luminose OLED che potremo utilizzare in questo modo come per esempio grandi e diffuse lampade piatte, ciò rappresenterà un enorme progresso perché in un sol colpo non avremo più bisogno di profondità d’incasso. È già un’idea allettante poter installare un giorno una fonte luminosa direttamente su un soffitto oppure trasformare una finestra in una lampada. Secondo la mia opinione ci vorranno ancora molti anni prima che la tecnica giunga fin là.
Stefan Behnisch: Con l’OLED si ottiene ciò che ho sempre cercato con il LED. Il “nulla” che illumina, la superficie che illumina. Penso che il LED sia stata una piccola rivoluzione. Ma lavora sempre con il punto illuminante e non con la superficie illuminante. L’OLED rappresenta senza dubbio la fase successiva. Presuppongo che prima o poi sarà sostenibile anche la livello di prezzi.
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
“Il nostro obiettivo era quello di rendere il museo un luogo dove l’arte possa prosperare e dove sia possibile godere di essa invece di rinchiuderla”, così Stéphane Beel illustra il suo progetto. L’architetto e il suo studio di Gent sono specialisti di musei e si sono già fatti un nome con noti progetti come il padiglione in vetro di fronte alla casa di Rubens ad Anversa oppure l’ampliamento del Centraal Museum di Utrecht. A Lovanio, Beel ha optato per la difficile strategia di riunire intorno a un cortile centrale interno il vecchio e il nuovo sottoforma di spazio indipendente. L’ex edificio accademico e il palazzo Vander Kelen-Mertens (entrambe le strutture sono integrate nel museo M) sono stati ristrutturati con cautela secondo le norme sulla tutela dei monumenti culturali e sono stati collegati a una nuova costruzione mediante un ponte. In totale, nel labirintico complesso museale 6.500 m2 di superficie espositiva sono suddivisi in locali storici e moderni. Mentre nelle vecchie strutture il vivace sfarzo del passato si diffonde in gabinetti più piccoli con soffitti in legno e pennellature a parete, la nuova costruzione si presenta con semplice discrezione. Stéphane Beel ha dato molta importanza a questo chiaro contrasto tra vecchio e nuovo. In futuro tutti i vecchi maestri dovranno essere esposti nei nuovi locali e viceversa: non è stata pensata una più rigorosa assegnazione delle superfici espositive.
“La conservazione e l’esposizione dell’arte, nonché l’arte in sé, non esigono nessuno specifico tipo di edificio”, sostiene Stéphane Beel. Invece di locali monotoni e isolati, egli ha realizzato un percorso museale vario e dall’impiego versatile, con sale ampie e alte e poi nuovamente più piccole e più basse. Il concetto illuminotecnico degli architetti tiene conto del carattere delle singole sale, rispondendo con sensibilità ai loro concreti presupposti di spazio. Così, i gabinetti artistici degli edifici preesistenti di valore storico vengono illuminati da sottili sbarre collettrici Supersystem sospese a corde appena visibili sotto il vecchio soffitto in legno. A seconda delle necessità, dei proiettori verticali a parete assicurano un’accentuazione flessibile ed espressiva degli oggetti espositivi. “Grazie a wall-washer e a riflettori dall’illuminazione ampia evitiamo i forti contrasti tra le opere esposte e le pareti circostanti”, afferma Jan Van den Bergh dell’RCR studiebureau, il responsabile della progettazione dell’impianto elettrico. Per l’illuminazione generale, compatta e flessibile vengono impiegate delle sbarre trifase con faretti. Nei molto più ampi locali White Cube del nuovo edificio, le sbarre collettrici Tecton sono ulteriormente integrate da faretti Tempura con tecnologia LED, la cui temperatura cromatica può essere impostata tra 2700 e 6500 K a seconda delle necessità dell’arte. Inoltre, la luce LED impedisce un danneggiamento degli oggetti artistici dovuto ad irraggiamento di calore o raggi UV.
Il museo ha dedicato le prime esposizioni speciali post-inaugurazione, alle quali erano presenti la principessa Mathilde del Belgio e la principessa Máxima dei Paesi Bassi, all’artista vivente belga Jan Vercruysse e al grande maestro Rogier van der Weyden. Sono state raccolte circa 100 opere dall’ambiente del famoso pittore olandese provenienti da collezioni europee e americane; molte delle sensibili tavole a pigmenti vengono esposte per la prima volta a Lovanio e mostrano una varietà di luci e colori che il museo M fa risplendere in maniera fiamminga.
Committente: | Autonoom Gemeentebedrijf Museum Leuven/B |
Architettura: | Stéphane Beel Architecten, Gent/B |
Progettazione impianto elettrico: | RCR studiebureau, Herent/B |
Impianto elettrico: | Spie NV, Zaventem/B |
Soluzione illuminotecnica: | Zumtobel Soluzione speciale con wall washer TC-L 36 W, » sbarra collettrice trifase SUPERSYSTEM, » TECTON con modulo per sbarra collettrice, » luce di emergenza LED RESCLITE, » faretto LED TEMPURA, » lampade da incasso SLOTLIGHT II in IP 54, » plafoniera PERLUCE |
Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
La linea è caratterizzata dalla forma semplice e da spigoli armoniosamente smussati. Il display è chiuso in un vetro di colore bianco o nero a scelta. L‘elemento si presenta con una superficie liscia, facile da pulire, che ne fa un colpo d‘occhio. Misura 92 x 130 x 13 mm.
La nuova unità di comando Luxmate Ciria consente di programmare e memorizzare oltre 20 scene. Governa non solo la luce ma anche tutte le altre funzioni presenti nell‘ambiente, per esempio serrande, finestre o schermi di proiezione. Con l‘anello posizionato al centro si regolano in modo dettagliato il dimming o l‘angolatura delle serrande. La costruzione compatta permette di installare Ciria in scatole Euro conf. DIN 0606.
Il contatto avviene attraverso la superficie capacitiva che tramite il bus invia i comandi digitati alla centrale Luxmate Litenet o Luxmate Professional. Il display OLED visualizza i comandi con simboli di facile comprensione, affiancati da scritte aggiuntive e da un pulsante on/off ben visibile. La gestione diventa pertanto intuitiva anche in presenza di molte funzioni.
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
Ciò che conta ai fini della rilevanza ambientale è l’energia realmente consumata. Per questo eco+ riguarda tutte le componenti di un sistema e tiene conto anche della qualità di luce di un apparecchio. La sua classificazione si basa sul calcolo di tre parametri: efficienza energetica, rilevanza ambientale e qualità applicativa.
L’efficienza energetica è il criterio che definisce l’economicità di un apparecchio. Vi sono inclusi il coefficiente di utilizzazione, l’efficienza delle lampade e quella del reattore. La possibilità di dimmerare l’apparecchio è un fattore che migliora l’efficienza energetica.
La rilevanza ambientale è il criterio che valuta la compatibilità con l’ambiente dei materiali usati per la costruzione. Per possedere il sigillo eco+ è necessario ad esempio che il cablaggio sia senza alogeni o che la versione per luce di emergenza contenga accumulatori senza cadmio.
Spesso concentrarsi solo sui valori di consumo non è sufficiente a giudicare la qualità della luce di un apparecchio. Per tale motivo il sigillo eco+ impone anche determinate caratteristiche di schermatura che variano secondo il tipo di applicazione. Inoltre attribuisce particolare valore a una distribuzione fotometrica che incrementi la qualità, per esempio con componenti di luce indiretta.
Per ogni categoria applicativa sono stabiliti valori minimi legati alle esigenze specifiche. Si tratta di un metodo di valutazione decisamente rigoroso con cui Zumtobel intende promuovere l’importanza di giudicare i prodotti in base alle loro qualità di consumo.
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
È come un meteorite caduto su New York, con la differenza che, mentre un vero corpo celeste di tali dimensioni avrebbe distrutto l’intera Manhattan, questo giace pacifico fra le mansarde storiche e le tipiche costruzioni moderne del quartiere. Con la luce del giorno, il monolite brilla di tonalità che, a seconda del tempo, variano dal bianco al grigio antracite. La sua superficie è spigolosa e ripiegata. Di notte si accende della luce tenue che proviene dal suo interno. Due grossi intagli, interpretabili come una croce oppure come un segno calligrafico, permettono la vista sulla struttura interna e sugli studenti, ai quali l’edificio è destinato.
La Cooper Union è un’università, fondata più di 150 anni fa, che ospita gli istituti di architettura, di arte e di ingegneria. Thom Mayne, titolare del premio Pritzker, ha fatto cadere il suo meteorite architettonico, il nuovo edificio, proprio di fronte alla sede principale dell’università in Cooper Square. Anche se i palazzi vicini non hanno subito per questo nessun danno, ci sono state però delle ripercussoni: l’opera del californiano polarizza i newyorkesi, fa saltare le consuete convenzioni e anticipa il suo tempo. Esattamente come il fondatore dell’università, Peter Cooper, inventore e magnate delle ferrovie, che già nel XIX secolo aveva fatto includere nell’edificio principale una gabbia dell’ascensore, sebbene per il primo ascensore adatto si dovette aspettare gli anni ’70 del secolo che è appena trascorso.
Ciò che prima era visto come rivoluzionario, oggi è ribaltato nel suo contrario, un segno di provocazione: Thom Mayne, nel suo nuovo edificio, fa fermare l’ascensore soltanto in tre dei nove piani da cui è costituito. In questo modo, se già in partenza non erano attratti dall’architettura mozzafiato, gli studenti vengono automaticamente convogliati nel vano delle scale. Come un gigantesco vortice, l’imponente struttura interna si avvita nel corpo della cometa. Accentuata da un enorme reticolo scultoreo, l’architettura è ulteriormente drammatizzata dal gioco di luce e ombra, nonché dal parapetto bianco lucente dei piani superiori. La spirale arriva fino al tetto, per aprirsi infine verso la volta celeste. Attraverso una grande finestra nel tetto la luce del giorno arriva fino al piano terra.
Questo misto fra luce naturale e luce artificiale sarebbe la caratteristica dell’edificio, dice Teal Brogden, senior principal dello studio Horton Lees Brogden Lighting Design a Los Angeles e responsabile del progetto illuminotecnico. “La cosa meravigliosa della luce naturale è che è in continua mutazione. A seconda delle condizioni del tempo, delle ore e delle stagioni cambia il colore e l’intensità. La luce artificiale invece tende all’uniformità e all’estremità più calda dello spettro visibile. Questa relazione è alla base dell’idea per cui, verso il centro dell’edificio, la luce è più calda e intensa, come nel cuore del meteorite. Così, invece che di condizioni di luce monotone, il visitatore è testimone di diverse atmosfere: la luce azzurrina del giorno domina ai piani superiori, mentre man mano che si scende si mescola con luce artificiale sempre più calda. La sua concezione di grande effetto ha potuto essere realizzata dai progettisti illuminotecnici con solo un faretto, ossia i faretti della serie Vivo.
Dove c’è la luce, c’è anche l’ombra, e nell’architettura della Cooper Union questa dialettica viene messa in scena del tutto consapevolmente. Sul disegno di Tom Maynes il New York Times argomentava addirittura in questo modo: “Come altri architetti radicali della sua età, lui si interessa più agli angoli bui e nascosti in cui la gente possa bighellonare, fare cose vietate oppure sottrarsi alle autorità.” Teal Brogden ride a proposito di questa critica sul nuovo edificio universitario e spiega: “Nell’atrio abbiamo volutamente lasciato più bui alcuni angoli, per esempio dietro alle scale. Terminati i lavori, il committente chiese se lì avevamo dimenticato qualcosa. Noi gli spiegammo che proprio nella zona dell’ingresso avviene la rappresentazione, pertanto solo alcune parti dello spazio risultano illuminate, come un palcoscenico sotto i riflettori. Tutto il resto è ombra.”
In altre aree dell’edificio la libertà di giocare con la luce e l’ombra è stata limitata da quelle che sono le esigenze concrete. Nei laboratori, per esempio, le lampade sono presenti in quantità doppia rispetto alle classi, di modo che sia possibile riconoscere le sottili differenze di colore fra i liquidi e altri dettagli degli oggetti. Nelle classi e in molti laboratori si è dovuto far fronte a una sfida illuminotecnica: i pannelli luminosi, che sono incassati nel soffitto, sono stati integrati con gli elementi riscaldanti e refrigeranti, anch’essi incassati. Un compito difficile che tuttavia, di fronte al concetto generale di sostenibilità, che informa l’edificio, è stato assunto volentieri. Per questo Thom Mayne ha stabilito con il suo disegno non soltanto un punto di riferimento estetico. La nuova costruzione della Cooper Union ha le migliori carte per essere insignita, come primo edificio universitario degli USA, con il più importante premio sostenibilità del Paese, il LEED Platinum Award. Anche a Peter Cooper questo sarebbe certamente piaciuto.
Informazioni di progetto: |
The Cooper Union, New York, USA |
Committente: | The Cooper Union for the Advancement of Science and Art, New York/USA |
Architettura : | Morphosis Architects, Los Angeles, New York/USA. Design Director: Thom Mayne |
Architetto partner: | Gruzen Samton |
Progettazione illuminotecnica: | Horton Lees Brogden Lighting Design, Los Angeles/USA |
Soluzione illuminotecnica : | Zumtobel Atrio e vano scale: » faretti VIVO, » faretti SPIRIT, Classi, laboratori, atelier d’arte, spazi conferenza: downlights (con una o due lampade,integrato negli elementi riscaldanti e refrigeranti del soffitto) Uffici: » SPHEROS, Laboratori: » sistema di fasce luminose RTX, Impianti sanitari: soluzione speciale downlights Galleria d’arte: sbarra colletrice e faretti |
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
“Non è un negozio, è un’esperienza”, dice Arne Quinze a proposito della nuova propaggine di L’Eclaireur, in rue de Sévigné 40 a Parigi. Con l’ambizione di essere qualcosa di più di un mero spazio di vendita, il nuovo showroom di Armand e Martine Hadida si inserisce perfettamente nella catena di negozi già esistenti di L’Eclaireur. Su 450 m2 vengono presentate le collezioni di rinomati designer di tutto il mondo. Ma, appunto, non soltanto, e non a chiunque. Solo il personale ha il controllo su chi possa vedere gli oggetti del desiderio e su chi invece debba restarne escluso.
SAQ ama la provocazione, lo scostamento dalla quotidianità. Da L’Eclaireur la contrapposizione fra la più moderna tecnologia hi-end e i materiali di recupero da luogo a una combinazione ricca di fascino e di tensione. Due tonnellate di assi di legno grezze, piatti di vecchie presse e cartoni colorati a spruzzo formano un estremo contrasto con i 147 schermi video animati sui quali si possono vedere gli occhi della moglie di Arne Quinz, Barbara Becker. In mezzo si trovano i reperti e i pezzi preferiti di Armand e Martine Hadida e naturalmente le collezioni dei designer di abbigliamento. Tutto sembra arbitrario, però la messa in scena è perfetta.
Il gioco di alternanza fra luce e ombra viene condotto in modo magistrale dalla lightdesigner Aysil Sari. Insieme a Zumtobel ha sviluppato il sistema luminoso Supersystem, che permette un’illuminazione focalizzata anche da grandi altezze. Gli spot LED da 2,5 W convincono per la loro assenza di radiazioni UV e IR e di sviluppo di calore, tutte caratteristiche molto importanti, specialmente per le presentazioni di abbigliamento. Le aree rialzate e i guardaroba sono illuminati da diverse angolazioni con una versione sviluppata del Supersystem, un modulo quadrato a 4 spot. “Chi concepisce un negozio in maniera così non comune, certamente non desidera una soluzione da catalogo, ma una soluzione all’avanguardia. Con Zumtobel è stato possibile svilupparla e realizzarla”, spiega la lightdesigner.
Da sempre Armand e Martine Hadida sono in cerca del particolare. La coppia visionaria, che 30 anni fa apriva il suo primo shop di abbigliamento firmato a Parigi e introduceva in Francia marche come Prada, Helmut Lang, Timberland e Tod, è famosa per le sue vendite esclusive. Particolare attenzione suscitò uno showroom aperto in rue Hérold nel 2001, invisibile da fuori e accessibile soltanto tramite pin code. Martine Hadida è convinta che sia possibile crescere solo attraverso incontri affascinanti con le persone. La sorpresa, la curiosità e soprattutto la messa in scena delle collezioni invece della loro semplice esposizione, fanno per lei parte integrante di ciò. E l’idea sembra non abbia mancato di suscitare anche l’entusiasmo di molti blogger in Internet che, parlando dell’installazione e dell’esperienza del nuovo showroom parigino, sembrano essersi dimenticati completamente della moda. Beh, così dovrano tornare un’altra volta.
Informazioni di progetto: |
L’Eclaireur, Parigi/F |
Committente : | Armand e Martine Hadida, Parigi/F |
Architettura e interni / shopdesign : | SAQ, Artistic work, Arne Quinze, Bruxelles/B |
Progettazione illuminotecnica : | Supersymetrics, Aysil Sari, Widnau/CH |
Soluzione illuminotecnica : |
Zumtobel » SUPERSYSTEM binari H con LED da 2,5 Watt, » SUPERSYSTEM come modulo 4-spot |
Disegnato dallo studio Supersymetrics, il sistema vanta una forma chiara e compatta che armonizza con le architetture. Si presta alle esigenze illuminotecniche più complesse grazie alla scelta di faretti e wallwasher, oltre alla possibilità di integrare un‘illuminazione indiretta. Il superspot LED, estremamente compatto ed efficiente, è ideale per la luce d‘accento. Con un consumo di soli 2,6 Watt per ogni spot si possono mettere efficacemente in risalto oggetti da un‘altezza di cinque o sei metri. La luce dei LED non contiene radiazioni IR/UV e quindi non nuoce agli oggetti delicati. I riflettori d‘alta qualità garantiscono un‘illuminazione uniforme e senza eccessi. L‘oggetto in luce risalta in tutte le sue sfumature.
La scelta prevede tre varianti di binari elettrificati che possono essere sospesi, incassati o montati a plafone. Nei binari si fissano i faretti e gli alimentatori con meccanismo a scatto che non richiede utensili. Il sistema standard è proposto con 1 o 3 spot, alimentatore integrato e tre angoli di emissione da 10° a 41°. La temperatura di colore dei LED è a scelta di 3.100 o 4.600 Kelvin. Gli spot si orientano e si ruotano a 360°.
Per l‘illuminazione estensiva è previsto un modulo wallwasher con lampade fluorescenti T16. La variante per montaggio in sospensione permette di integrare anche un‘illuminazione indiretta. In questo caso si possono scegliere LED con cambio di colori oppure lampade fluorescenti di colorazione calda o neutra. In versione spot singolo o in modulo da 4, Supersystem rivela tutto il suo talento in una forma molto compatta. Le testate minimaliste si orientano con estrema precisione sugli oggetti da illuminare: possono essere ruotate, estratte e fatte rientrare. Ogni spot fornisce fino a 260 lm, per un’illuminazione che mette perfettamente a fuoco gli oggetti pur risparmiando energia. E il soffitto conserva un aspetto d’insieme sempre unitario.
Con il binario elettrificato trifase è possibile utilizzare anche faretti convenzionali e moduli per luce di emergenza, ricavando così soluzioni illuminotecniche complete in un design unitario. Supersystem è ideato in particolare per musei e aree espositive dove si voglia dare il massimo risalto agli oggetti d‘arte con una sofisticata illuminazione.
» Alla famiglia di prodotti SUPERSYSTEM
Immagini: Pubblicazione gratuita citando Zumtobel
“Di giorno risparmiamo una montagna di energia, specie se c’è il sole“, commenta soddisfatto Rudi Aretz, responsabile tecnico della centrale. I due grandi capannoni che formano il complesso servono alla manutenzione dei 280 autobus della AG ASEAG più 150 pullman circa. Non manca nemmeno un’autentica rarità delle strade tedesche: il doppio pullman snodato, lungo 25 metri. In questi due capannoni si pulisce e si lavora a ciclo continuo. Di conseguenza una delle voci principali dei costi energetici è quella relativa all’illuminazione, un motivo più che valido per cercare convenienti alternative. Racconta infatti Rudi Aretz: „Abbiamo fatto ricerche su Internet e parlato con molti installatori. Infine ci ha convinto la proposta della ditta Frings. In particolare abbiamo trovato interessante l’eliometro di Zumtobel che calcola con precisione la quantità di luce artificiale necessaria.“
Il vecchio impianto era in funzione per 18 ore al giorno e assorbiva una potenza totale di 26.000 Watt, specificando che i grandi lucernari dei capannoni forniscono le condizioni ideali per sfruttare la luce diurna.
Oggi i posti di lavoro nel capannone più piccolo sono illuminati a norma (550 – 600 Lux) con nuovi ed efficienti apparecchi stagni Scuba dimmerabili e lampade T5, per una potenza installata complessiva di soli 18.000 Watt. L’eliometro esterno rileva l’intensità della luce diurna e la posizione del sole. Ogni singolo apparecchio Scuba è collegato al sistema di comando Luxmate Professional che lo regola o spegne automaticamente. Persino nei giorni molto nuvolosi raramente l’impianto arriva ad assorbire 12.000 Watt, mentre in presenza del sole scende addirittura a 5.000 Watt! La riduzione pertanto supera il 60 %, senza calcolare l’ulteriore potenziale di risparmio dato dai segnalatori di presenza: ad ogni 3 o 4 apparecchi ne è collegato uno che li spegne se non rileva movimenti. Il risultato è che i dipendenti dispongono sempre della luce giusta per lavorare pur senza sprechi di energia. Nel capannone più grosso i risparmi sono ancora più impressionanti. La potenza impegnata complessiva è passata da 58.000 Watt agli odierni 30.300 Watt di media. E in caso di bel tempo i consumi scendono fino a 14.500 Watt, constata Rudi Aretz: „Inizialmente non eravamo in grado di calcolare al cento per cento i potenziali di risparmio, quindi siamo piacevolmente sorpresi di questo risultato che supera le nostre aspettative. I costi dell’impianto si ammortizzano in circa due anni: un dato veramente straordinario, perché in seguito risparmieremo denaro sonante e per di più diamo un buon contributo alla tutela dell’ambiente.“
Anche per quanto riguarda la sicurezza si è scelta la tecnica più moderna. Nei binari portanti sono montati apparecchi di emergenza Resclite con potente illuminazione LED. Grazie all’efficienza del sistema e alla perfetta distribuzione fotometrica bastano pochi apparecchi per un’illuminazione a norma, anche se montata ad altezze considerevoli. Inoltre i LED assorbono una quantità minima di energia: bastano 5 Watt, con circuito a collegamento in emergenza addirittura solo 1,5 Watt.
Con il nuovo impianto illuminotecnico l’ente tedesco dimostra la direzione da prendere in futuro. Infatti, combinando con intelligenza luce diurna e artificiale si ricavano enormi potenziali di risparmio pur garantendo un’illuminazione di ottima qualità.
Progetto: | ASEAG Verkehrsbetriebe Aachen/Ger |
Committente: | ASEAG Verkehrsbetriebe Aachen/Ger |
Progetto e installazioni elettriche: | Frings Elektrotechnik, Alsdorf/Ger |
Soluzione illuminotecnica: |
Zumtobel » apparecchio stagno SCUBA, » sistema di gestione LUXMATE Professional, » apparecchio di sicurezza RESCLITE |
Ciò che ha convinto i responsabili sono state soprattutto le dimensioni compatte e l’assenza di radiazioni ultraviolette nella luce. Ecco cosa dice Heiko Oehme che lavora nel reparto edile dell’amministrazione bavarese dei castelli: „Gli apparecchi LED sono perfetti per le nostre sale storiche dove si trovano pitture, tessuti e arredi estremamente delicati. Non fanno sbiadire i preziosi oggetti e ciò nonostante li mettono in grande risalto con una luce brillante. I dettagli sono evidenziati alla perfezione con la scelta delle temperature di colore che vanno da tonalità calde di 3.000 Kelvin a fredde di 6.500 Kelvin.“
Neuschwanstein è uno dei castelli più visitati di tutta l’Europa. Universalmente noto come il „castello delle favole“, riceve annualmente 1,3 milioni di persone. In estate vi accorrono ogni giorno oltre 6.000 visitatori, accalcandosi in sale originariamente destinate ad un unico abitante. La maggior preoccupazione dei responsabili è il degrado procurato agli antichi materiali dalle radiazioni ultraviolette e infrarosse, siano esse provenienti dal sole o dalla luce artificiale. Per questa ragione urgeva migliorare in modo radicale la precedente illuminazione. Sotto l’aspetto conservativo l’impianto doveva essere compatibile con gli allestimenti nella maggior misura possibile. Di conseguenza l’ente amministratore ha imposto di sfruttare solo punti di fissaggio già esistenti oppure di utilizzare dispositivi che non richiedano alcuna manomissione della sostanza antica. Inoltre si dovevano possibilmente evitare sorgenti visibili per non stridere con l’atmosfera storica.
Scegliere Supersystem di Zumtobel è stato quasi automatico: questo sistema infatti vanta un’estrema sobrietà architettonica pur rivelandosi molto efficace anche da una certa distanza. Gli spot LED da soli 2,5 Watt sono equipaggiati con varie ottiche a seconda dell’effetto cercato. I magnifici colori nella cupola della sala del trono sono messi in luce dai faretti LED Tempura che permettono di regolare facilmente la temperatura di colore, variando da 2.700 a 6.500 Kelvin. Pertanto i responsabili possono perfezionare la regolazione in qualsiasi momento.
Con l’illuminazione LED il castello di Neuschwanstein salta nel 21. secolo. Una scelta saggia sia per l’aspetto conservativo che per quello scenografico. Questo castello unico al mondo ora spicca in tutta la sua bellezza senza rischiare di rovinarsi.
Informazioni di progetto: |
Schloss Neuschwanstein |
Committente: |
Bayerische Verwaltung der staatlichen Schlösser, Gärten und Seen (Amministrazione bavarese dei castelli, parchi e laghi di stato), Monaco di Baviera/Ger Thomas Rauh, Staatliches Hochbauamt Kempten |
Installazioni elettriche : | Ambos, Füssen/Ger |
Soluzione illuminotecnica : |
Zumtobel soluzione speciale LED con » Supersystem, » faretti LED TEMPURA, |
Al premio iF product design award 2010 si sono candidati 39 paesi con un totale di 2.486 prodotti, di cui 778 hanno ricevuto l’ambito riconoscimento. Da oltre cinquant’anni il premio iF product design award è noto come uno dei tre concorsi di design più prestigiosi al mondo: aperto a tutti i settori del design di prodotti, premia le industrie e i designer che si distinguono con creazioni particolarmente innovative. Per tale ragione l’iF product design award è considerato il „barometro“ che indica le tendenze future nel design di prodotti.
Apparecchio a sospensione Ecoos – luce a 360°
Ecoos è un apparecchio per luce diretta/indiretta caratterizzato da linee morbide e da un’armoniosa emissione a 360°. L’esclusiva combinazione di luce diretta e indiretta con componenti laterali aumenta il comfort visivo. Tutto questo con un’unica sorgente che ne fa quindi un apparecchio decisamente economico. La sofisticata ottica a microprismi MPO+ e i riflettori laterali perforati fanno apparire Ecoos come oggetto brillante, in grado di valorizzare ogni ambiente. L’apparecchio è chiuso con eleganza da lucide testate cromate.
» Alla famiglia di prodotti ECOOS
Discus – faretti puristi
Design: EOOS
Discus è un futuristico sistema di faretti che sa adattarsi alle architetture con la sua linea sobria e sottile. Possiede un innovativo sistema di dissipazione che non solo ottimizza la forma ma prolunga la durata delle sorgenti. L’efficiente tecnologia dei riflettori Zumtobel si abbina a lampade come LED da 30 Watt oppure HIT mini: ne risultano misure molto compatte, con un diametro di 125 mm e un’altezza di soli 28 mm (versione LED). I faretti sono realizzati in pressofusione di alluminio e disponibili in colore nero o argento.
» Alla famiglia di prodotti DISCUS
Comando Luxmate Ciria – uno per tutti
Design: Matteo Thun
Luxmate Ciria è un’unità di comando di design lineare, con spigoli armoniosamente smussati e chiuso da un vetro bianco o nero che si pulisce con facilità. Il design di Matteo Thun si concentra in particolare sulla semplicità con cui è guidato il menu. Oltre alla luce permette di gestire tutte le altre funzioni di un locale. La luminosità si regola con l’anello dimming situato al centro. Grazie alla costruzione compatta si può installare Ciria in scatole Euro conf. DIN 0606.
» Alla famiglia di prodotti LUXMATE LITENET
I prodotti vincitori saranno presentati nella mostra annuale iF design ad Hannover, dal 2 marzo fino ad agosto 2010.
Illustrazioni: pubblicazione gratuita citando Zumtobel